John Lennon: ‘Give peace a chance’

07 Dicembre 2020

«Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi: felice. Mi dissero che non avevo capito il compito e io dissi loro che non avevano capito la vita.»

Quel bambino che cercava la felicità è diventato uno dei più importanti cantanti della storia della musica internazionale: John Lennon.

Trascorre la sua infanzia a Liverpool, dove vive insieme alla madre – unico punto di riferimento genitoriale dal momento in cui suo padre li abbandona – e poi con zia Mimi. È lei a regalargli la prima chitarra e a sostenere la sua passione, anche ripetendogli sempre “la chitarra va bene John, ma non ti darà mai da vivere”.

Tutta la gioventù si riassume in continue manifestazioni di ribellione: l’indole buona dell’infanzia è ora soffocata dal ribollire di un animo inquieto.

Alla fine degli anni Cinquanta fonda la sua prima band, i Quarry Men, da cui prenderanno forma i Beatles con la formazione storica composta da John insieme a Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison. La loro personalità è unica e magnetica e il loro arrivo segna una rivoluzione musicale senza precedenti.

L’incontro con Yoko Ono e le lotte pacifiste

Dopo qualche anno, i primi attriti interni dovuti alle incomprensioni con gli altri componenti del gruppo iniziano a farsi sentire. Conosce Yoko Ono e la rottura con la band diventa inevitabile: John Lennon cambia la sua visione della vita e si trasforma da icona internazionale del pop a simbolo di pacifismo, con i suoi ripetuti appelli contro la guerra.

Il suo primo brano di solista ha una risonanza incredibile: Imagine” è un vero inno alla pace, un messaggio di fratellanza indirizzato al mondo intero.

Ma non è solo attraverso la musica che risulta evidente il suo contributo per un’idea di pacifismo globale: memorabile la provocatoria campagna “Bed-In”, che vede la coppia Lennon-Ono in pigiama nel letto matrimoniale del Queen Elizabeth Hotel di Montreal per giorni, rilasciando interviste e dichiarazioni per dare una “possibilità alla pace” in maniera simbolica e inconsueta.

La potenza del loro messaggio, le amicizie con le Black Panthers, la partecipazione alle proteste pacifiste in un periodo critico per gli USA impegnati nel conflitto con il Vietnam, arrivano a innervosire anche Richard Nixon. Il Presidente decide addirittura di mettere la coppia sotto osservazione, chiedendo il supporto dell’FBI per montare un’accusa valida per espellere Lennon dal Paese e per ostacolare il rinnovo della sua green card. Dopo anni di battaglie legali è però l’artista a vincere la causa.

Passano gli anni e arriva l’8 dicembre 1980. Quel giorno di quarant’anni fa la vita di John Lennon viene spezzata davanti all’ingresso della sua casa a New York per mano di un fanatico.

Che cosa avrebbe potuto fare ancora John Lennon? Non ci è dato saperlo. Ciò che ci ha lasciato è un inestimabile esempio di pacifismo e di lotta per i diritti dei più deboli. In qualità di artista e di individuo, ha scelto di farsi portavoce non di fazioni politiche bensì di diritti essenziali: una lezione di grande valore, oggi più che mai attuale. 

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