Lusso e opulenza: la prima immagine che viene alla mente pensando al velluto è quella del Rinascimento, delle nobiltà ricoperte di oro e vestite con abiti sfarzosi. Anche tendaggi e tessuti d’arredo venivano in quel tempo prodotti con fastose stoffe di velluto dai sontuosi motivi ornamentali, a ricordare il divario tra le classi più abbienti e i ceti popolari. Ma la storia di questo tessuto ha in effetti radici lontane, che lo rendono testimone delle culture più antiche e ambasciatore di ricercate lavorazioni artigianali.
Un lungo viaggio sulla Via della Seta
Quando è nato il velluto? Impossibile definire temporalmente la sua nascita. Ciò che è certo è che le sue prime apparizioni avvengono in Oriente. Dall’Asia Centrale, passando per il Kashmir, ha raggiunto ben presto l’Iran e l’Iraq e ha percorso la Via della seta fino a penetrare nelle identità e nei costumi delle tradizioni occidentali.
L’Italia ha modo di entrare in contatto con il velluto per la prima volta nel XVI secolo, grazie alle vie di comunicazione aperte con il mondo arabo a Palermo e agli scambi di Venezia con tutto l’Impero Bizantino. È amore a prima vista per gli artigiani italiani, che ampliano le possibilità di lavorazione del velluto con maestria e originalità, rendendolo celebre in tutta Europa.
Oggi il velluto vanta un’enorme quantità di varianti, dal courduroy a coste alle trasparenze e ai disegni del dévoré e dello jacquard. Ed è ciò che permette di declinarlo nei capi d’abbigliamento in chiave mai banale.
Un solo tessuto, infinite declinazioni stilistiche
La particolarità del velluto risiede nell’essere un tessuto tattile, capace di trasportare al solo tocco in una sensazione di morbidezza che lo sguardo esalta.
Per questo è stato fonte di ispirazione per la creazione di capi simbolo della moda. Lo dimostra l’iconico rosso di Valentino, ispirato proprio da un abito in velluto magenta di un’anziana, elegante signora notata all’Opera di Barcellona negli anni Settanta e mai dimenticata e il tuxedo di Gwyneth Paltrow sfoggiato agli MTV awards del 1996 disegnato da Tom Ford per Gucci e riproposto dallo stilista in passerella a New York lo scorso inverno.
“Il velluto è il tessuto più bello che ci sia. Anche in assenza di luce, infatti, riesce a brillare”
Giorgio Armani
O gli abiti sartoriali di impronta maschile di Giorgio Armani, con le iconiche giacche monopetto e doppiopetto in velluto liscio o millerighe ma anche gli abiti da cerimonia di Oscar de la Renta, Paco Rabanne e Ralph Lauren che l’hanno reso un must in diverse collezioni.
Il valore che ricopre ancora oggi il velluto nella moda – in abiti e accessori – ci dimostra che nel corso dei secoli il suo viaggio non si è mai interrotto. Dall’Oriente alle passerelle di tutto il mondo, la sua identità non mai è mutata, ma è stata in grado di adattarsi a nuove tendenze, più attuali e su misura per ogni epoca ed esigenza culturale.