Anfibi, bikers, combat boots: comunque le si chiami, sono calzature entrate nel vocabolario dello stile con dirompente personalità. La loro struttura, capace di rievocare subculture passate, si è alleggerita, ha aggiunto palette di colori e materiali mantenendo intatto il suo carattere.
Le origini militari degli anfibi e la nascita delle Dr. Martens
Negli ultimi anni le passerelle si sono popolate di numerosi modelli di combat boots, alcuni dal taglio classico altri più contemporanei, ma per scoprire le loro reali origini bisogna fare un salto all’inizio del Novecento, quando i signori Griggs and Jones danno vita a un’azienda che produce calzature per minatori e per soldati inglesi.
Gli stivali sono di colore nero, hanno 10 buchi in cui far passare i lunghi lacci per far aderire il cuoio alla caviglia, una suola rigorosamente chiodata e una particolare cucitura in punta. Sono queste le loro caratteristiche distintive degli anfibi, che da lì a poco avrebbero contribuito a definire l’identità di interi gruppi sociali.
Prima però bisogna fare un salto in Germania, quando nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, un medico tedesco, Klaus Maertens, realizza un modello di stivali, ispirato ai combat boots già in commercio con un’innovativa suola ammortizzata ad aria.
Resistenti e confortevoli, hanno grande successo tra i tedeschi, in particolare tra casalinghe e postini, anche quando nel 1959 Griggs ha l’opportunità di acquistare il brevetto delle scarpe del medico. Decide di chiamarle “Dr. Martens”, come il suo creatore, ridisegnandone solo alcuni dettagli: nasce così lo storico modello 1460 color ciliegia con 8 buchi.
Gli stivali divenuti anfibi cult
Negli anni Sessanta gli anfibi Dr. Martens impazzano tra persone di diversa estrazione sociale, facendosi apprezzare per la solidità dei materiali e per la stabilità della loro struttura. Sono soprattutto le subculture a farle proprie, rendendole parte integrante del loro guardaroba: punk, giovani militanti di sinistra e teddy bear, ogni gruppo, in maniera diversa, sceglie le combat boots come scarpe identitarie.
A definire il successo degli stivali in stile biker hanno contribuito in gran parte anche alcune star. Prima Steve McQueen ne “La grande fuga” del 1963, poi le punk band londinesi come The Clash e infine pop star del calibro di Madonna hanno portato alla fama i combat boots. Negli anni le Dr. Martens hanno potuto godere di un costante successo, ma se oggi gli anfibi sono tornati in auge con così tanta risonanza lo dobbiamo anche a fashion influencer internazionali, come Kendall Jenner, Bella Hadid e Kaia Gerber.
I combat boots negli ultimi anni stanno dunque vivendo una fase di piena espressione. Firme come Rei Kawakubo. Yohji Yamamoto o Helmut Lang hanno reso possibile agli anfibi di tornare in passerella e rientrare a tutti gli effetti tra gli accessori fondamentali in collezione.Lo dimostrano le sfilate del 2018 e del 2019 di Louis Vuitton, Prada, Gucci e Jil Sander, ricche di modelli di anfibi da donna e da uomo, anche in versione platform, così come la collezione di anfibi Baldinini, un’esplosione di varianti flat e su tacco, dal nero al panna al metal.