Tonino Guerra è stato un genio eclettico dei tempi moderni. Uomo straordinario, figura cardine del panorama artistico della seconda metà del Novecento, il 16 marzo avrebbe compiuto 101 anni.
Il suo immenso talento come sceneggiatore, poeta e anima creativa lo ha reso un artista di fama internazionale ma con una caratteristica distintiva: il radicato legame con la Romagna, sua terra d’origine e punto focale in tutta la sua attività artistica.
Tutto ha inizio a Santarcangelo di Romagna, dove nasce da una famiglia umile di contadini. Nel piccolo comune germoglia in lui la forte connessione con il territorio e con il dialetto locale, capisaldi della sua straordinaria identità.
“L’ottimismo è il profumo della vita”
I primi versi in dialetto romagnolo prendono forma nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando viene fatto prigioniero in un campo d’internamento tedesco per antifascismo. È in questa condizione di privazione che dà sfogo al suo estro creativo e si avvicina al mondo della scrittura. Dapprima la raccolta di poesie “I scarabocc”, poi “I bu” saranno solo alcuni degli esempi della sua capacità di innalzare il dialetto a linguaggio poetico, decretando il suo ingresso tra i grandi poeti italiani.
Ma non è solo la poesia a rendere Tonino Guerra un’icona della cultura internazionale. Negli anni Cinquanta si avvicina al mondo cinematografico e inaugura la sua carriera come sceneggiatore. Lavora a fianco dei più grandi registi, come Vittorio De Sica, Mario Monicelli e Michelangelo Antonioni. Sotto la direzione dell’amico Federico Fellini, anche lui romagnolo, cura la sceneggiatura di “Amarcord”, la celebre pellicolavincitrice del premio Oscar come Miglior Film straniero nel 1975.
“Non è vero che uno più uno fa sempre due; una goccia più una goccia fa una goccia più grande.”
Negli anni Settanta e Ottanta per Tonino Guerra si aprono nuovi mondi espressivi: hanno inizio le collaborazioni dedicate a teatro e televisione. Ma non è tutto. Si distingue infatti nel panorama artistico non solo per la sua capacità di espressione attraverso le parole, ma anche per i suoi quadri e le sue sculture. Progetta spazi cittadini, fontane, parchi e cura gli allestimenti di mostre ed esposizioni. La sua mente creativa e il suo ingegno sono ora al servizio di ambiti artistici diversi.
Gli ultimi dieci anni della sua vita sono stati un susseguirsi di riconoscimenti e onorificenze: dalla nomina a “Cavaliere di Gran Croce” della Repubblica Italiana al titolo come “Miglior Sceneggiatore europeo” fino al David di Donatello alla Carriera. Titoli che, insieme alle lauree ad honorem e all’istituzione del museo in suo onore, ribadiscono il valore dell’eredità che ha lasciato come artista e come uomo.