Gianni Agnelli, simbolo dell’industria italiana nel mondo, quest’anno avrebbe compiuto 100 anni.
Il business man emblema dell’Italia all’estero è rimasto nella storia per essere stato molto più di un imprenditore. L’Avvocato, come veniva spesso chiamato, è stato colui che ha saputo mostrare al mondo l’immenso valore del Made in Italy e la qualità della sua industria, dando alla tradizione del nostro Paese un rilievo senza precedenti.
La storia di un’icona italiana
Nato a Torino, viene accompagnato durante la crescita dalla figura dal nonno, da cui ha ereditato non solo il nome, ma anche la guida della Fiat, l’impresa di famiglia, dal 1963. Gianni Agnelli non è stato però solo a capo di una delle più grandi e innovative realtà italiane del XX secolo: ha mostrato le sue doti da leader anche nel mondo calcistico come iconico presidente della Juventus, “l’amore di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio”.
C’era poi un’altra passione, quella per le Ferrari, durata oltre mezzo secolo. Dapprima come cliente, con le sue eleganti richieste di personalizzazioni dei più svariati modelli, poi come partner di Casa Maranello, l’Avvocato è diventato ben più di un collezionista di cavallini rampanti. Non a caso quest’anno, in occasione del centenario dalla sua nascita, i Musei Ferrari gli hanno reso tributo con un’esposizione digitale, “Gianni Agnelli e Ferrari, l’eleganza del mito”, mostrando la sua esclusiva collezione personale di fuorisede.
Oltre alla grande capacità comunicativa e al forte potere imprenditoriale, c’era molto di più nell’Avvocato. Federico Fellini diceva di lui “Mettigli un elmo in testa, mettilo a cavallo. Ha la faccia del re“.
A Gianni Agnelli si deve infatti la capacità di aver portato il Made in Italy all’estero non solo attraverso il suo ruolo da imprenditore. La sua innata eleganza e le scelte di stile hanno contribuito a renderlo un modello di successo a livello internazionale.
Lo stile impeccabile dell’Avvocato dagli abiti alle scarpe
Dal suo orologio indossato sopra il polsino della camicia ai completi in flanella su misura cuciti dai più rinomati sarti fino alla giacca a petto unico in estate, il suo abbigliamento era sempre dettato da una particolare cura dei più piccoli dettagli. In qualsiasi occasione, incluse quelle meno formali, non mancava di indossare una camicia a tinta unita: abolita qualsiasi fantasia o disegno, dunque, perché doveva essere il tessuto o il modello del colletto ad essere protagonista di stile. Preferiva invece scarpe rigorosamente in camoscio e necessariamente ortopediche, a causa di un grave incidente d’auto che gli aveva compromesso la gamba destra negli anni Cinquanta.
Certo, ogni tanto Gianni amava stupire lasciando spazio a qualche stravaganza, come un taglio di capelli più lungo della moda del momento o un paio di polacchini sotto a un completo elegante.
Ciò che traspariva, impeccabile, era però sempre la classe innata, al di là di qualsiasi dettame della moda e regola di stile.